LA MONTAGNA

Montagne scoscese, sentieri impervi, altitudini dagli ampi orizzonti, burroni da togliere il fiato: questa è la valle del Caffaro, che però scende nell’ampiezza del pian d’Oneda e finisce placida sulle rive del lago d’Idro. È una varietà che non sembra mai abbastanza esplorata e riserva profonde emozioni.

La montagna produce attività secolari, come si vede tuttora nelle antiche cascine e nelle malghe adagiate nei pascoli. I toponimi raccontano altrettanto antiche attività: la località Calcaöle, ad esempio, suggerisce la lavorazione della calce; la località Falèt è tuttora ricca di quel fogliame secco caduto dai faggi e dai castagni che veniva usato un tempo come letto per il bestiame; la località Carbonera era sede della produzione del carbone vegetale, e così via, tra costruzioni arrampicate sotto le rocce e piccole abitazioni nascoste tra i boschi.

I pendii verdi e le strade scoscese hanno visto e vedono tuttora una mappatura estesa e precisa, perché pendii e strade, pascoli e rocce sono stati percorsi dalla vita e dal lavoro per secoli. È una montagna aspra e insieme amica, che ha reso pesante la fatica e però ha garantito la sopravvivenza della popolazione.

Così come la bonifica del pian d’Oneda è costata un lavoro centenario ma si presenta ora ospitale e pacifica. È una natura amabile nella bella stagione, pericolosa nelle intemperie, imprevedibile tra temporali e nevicate, ma sempre interessante, che ha plasmato il carattere e le abitudini della popolazione e si offre ora alle attività più diverse: passeggiate e scalate, contemplazioni e silenzi, salubrità e golosità.

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