I DUE BORGHI

BAGOLINO

Appoggiato alla montagna, alto sul corso del fiume, Bagolino riserva sempre qualche sorpresa: «Chi dal lago d’Idro sale lungo la valle del Caffaro, tra gole anguste e strapiombi rocciosi scavati dal torrente – prima che la strada disegni il lungo gomito per far posto a Bagolino – si trova nell’abitato all’improvviso. Chi si aspetterebbe di imbattersi in una borgata così grossa fra questi monti, dopo una chiusa tanto angusta da costringere la strada a salire in alto per superarla?» scriveva Livio Dionisi, sacerdote e appassionato storico delle vicende bagosse.

Nascosto ma in contatto con il mondo, il borgo rivela subito la sua forma e i tempi della sua crescita. Sono due gli agglomerati di case, divisi dallo sperone dove campeggia la parrocchia di San Giorgio: l’abitato più antico di Ösnà (Vicinia) a sud est e Cavrìl (Caprili) a nord ovest, costruito e abitato in tempi successivi là dove nel passato sorgevano i ricoveri invernali per le greggi.

Vista panoramica del borgo dove si vedono i due agglomerati di case, Ösnà a destra e Cavrìl a sinistra, collegati tra di loro una doppia fila di caseggiati. Al centro, appoggiata su uno sperone roccioso, svetta la parrochiale di S.Giorgio

L’impianto antico è conservato meglio nel nucleo centrale, con strade strette dai percorsi scoscesi, le case in pietra dai solai in legno, le scale, i piccoli orti.

Quattro passi attraverso le vie acciottolate mostrano la varietà della vita di paese, le attività e i mestieri del passato: palazzetti eleganti e case dipinte, solai in legno e portoni in pietra lavorata.

È soprattutto la via dei Portici a evocare il passaggio remoto di mercanti, di carovane di derrate, perché Bagolino è nascosto da sempre, ma da sempre in contatto con il mondo di là dei monti e dei fiumi.

Il passato, un passato ricco di esperienze in ogni secolo della storia, ha consegnato a Bagolino moderno qualche bellezza artistica ben visibile: le chiese, gli angoli suggestivi, le santelle, le cascine tra prati e boschi.

Tali ricchezze provengono dalle risorse naturali, come i pascoli, i boschi, l’acqua che, grazie al lavoro umano, hanno fornito alimento al bestiame, prodotti caseari (il formaggio bagoss è il più famoso), legname da costruzione e da creazione artistica e artigianale, energia idraulica per i mulini, le fucine e più di recente per l’acqua Maniva in bottiglia.

Suggestiva casa dell’antico abitato di Ösnà.

La natura lo fa tuttora ricco per i panorami, tra le cime del monte Pizza, del Dosso alto, del Monte Telegrafo e del monte Carena che lo circondano; per i sentieri che vagano tra prati e boschi, per il Chiodo d’oro, che segna una formazione geologica di raro interesse scientifico.

A chi visita Bagolino, Ponte Caffaro e il lago d’Idro in un solo giorno, resterà il desiderio di tornare. Chi vi soggiorna più a lungo scoprirà un amore conquistato giorno dopo giorno, scovando una dopo l’altra le particolarità di un paese che non vuole mettersi in mostra ma ha parecchio da mostrare.

Particolari da non perdere

Case in piazza Mercato, a Cävrìl, un quadrato chiuso dalla mole della casa Torre, fino al 1481 sede del Comune e della prigione. È un edificio unico nel paese per le massicce e squadrate pietre di granito, tratto dalle montagne circostanti.

Di fronte sorge la prigione dove si ammira un’inferriata, raffinata opera degli antichi e abili fabbri del paese.

Inferriata dell’antica prigione
Volti scolpiti in porfido

Poco distante, in via della Divisione tridentina, il muro di una casa include frammenti di sculture in porfido, secondo la tradizione sono i volti dei Lodrone. Sulla stessa strada aggetta dal muro un esempio di architettura e vita quotidiana del passato: il fönzenàl, il focolare, lo spazio per raccogliersi e scaldarsi nei duri inverni di montagna.

Ingrseeo casa museo

Casa museo

Una antica e tipica casa del borgo ospita una raccolta etnografica curata dall’associazione Habitar in sta terra. Offre al visitatore un viaggio nel tempo, tra la cucina, la camera da letto e altri ambienti. Sono raccolti gli strumenti, gli attrezzi, gli oggetti e gli arredi, per lo più risalenti all’Ottocento, della vita e del lavoro della popolazione, memoria di tempi difficili ma di ingegnosità e creatività. Dai mobili alle stoviglie, tutto evoca la capacità di vivere con poche risorse ma molta intelligenza e una straordinaria capacità artigianale.

Procuratie

È tra gli edifici più eleganti del paese, con la sua architettura sobria e la facciata dipinta. Era proprietà del Comune, adibita a foresteria per l’ospitalità di personaggi illustri in visita ufficiale. Tra queste mura era depositato, tra l’altro, l’archivio storico comunale che, grazie a questa collocazione, si è salvato dall’incendio del 1779, con le sue pergamene, tra le quali gli Statuti di Bagolino del 1473 e il marchio di garanzia del vero acciaio, vanto del paese, prodotto direttamente dalla ghisa nel forno fusorio ed esportato in luoghi lontani, concesso alla comunità fin dal 1429.

Casa Versa Dalumi. Nel nucleo più antico dell’abitato, stretto tra le case, il portico “dei cavalli” e la scalinata che conduce alla parrocchia di San Giorgio, sorge poderoso questo antico palazzo. In origine, e fino al 1481 l’antica costruzione era sede del Comune, come testimonia il leone alato, simbolo della Serenissima Repubblica di Venezia. È poi passato in proprietà alla famiglia Versa Dalumi, tra le più illustri di Bagolino per diversi secoli, prima che i suoi ultimi esponenti fossero uccisi nell’incendio del 1779. Lo stemma della casata è visibile sulla parete, come il ritratto della Beata Lucia Versa Dalumi, fondatrice del convento dedicato a Santa Maria delle Grazie, tuttora esistente come Casa di riposo.

Procuratie

Casa Avogadro

Casa Avogadro. Nel cuore dell’abitato, ai piedi della scalinata che conduce alla parrocchia di San Giorgio, un Leone di San Marco dipinto sulla facciata distingue la casa Avogadro, o guarnigione militare. Sotto il Leone campeggiano gli stemmi congiunti degli Avogadro e del comune di Bagolino. L’aristocratica famiglia bresciana degli Avogadro, feudatari di Polaveno e poi di Lumezzane, si lega a Bagolino sotto il dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, dopo che Pietro Avogadro nel XV secolo aveva contribuito ad assicurare il passaggio della valle Sabbia dai milanesi Visconti al dominio veneziano. Gli Avogadro si erano conquistati il potere a Brescia fin dal XII secolo, dapprima come avvocati (advocati ecclesia brixiensis) e in queta veste amministratori del patrimonio della chiesa, poi come militari.

Gli esponenti della famiglia, unici non veneziani, siedono nel Maggior Consiglio veneziano, il massimo organo di governo della Repubblica. Gli Avogadro sono quindi capitani della milizia per la difesa delle valli Trompia e Sabbia dalle pretese dei conti di Lodrone e dell’impero asburgico. Sono perciò responsabili della mobilitazione in caso di guerra e, quando è necessario, chiedono a Bagolino di fornire fino a cento uomini armati. Per questo il palazzo è denominato anche guarnigione militare.

Casa Saresì

Casa Säresì e Tonetì. Nel cuore di Ösnà sorge questo palazzetto, dalle piccole dimensioni e proporzioni perfette, con un cortile e un loggiato ad archi. Con la sua eleganza, è una delle testimonianze del gusto per la bellezza coltivato a Bagolino al tempo della sua invidiabile prosperità.

Casa Foglio. Sorge poco sotto la piazza Marconi, esempio di architettura “nobile”, ispirata ai modelli rinascimentali e testimonianza del potere e della prosperità delle antiche famiglie di Bagolino. Oltre l’ingresso con un pregevole portale in pietra, si affaccia sul cortile un loggiato di gusto classico e di proporzioni perfette, che ricorda come Bagolino non sia rimasta estranea alle grandi correnti artistiche, architettoniche e pittoriche nel corso del tempo.

Palazzo Foglio

Fontane

Fontana di Piazza Consiglio

Sono molte le fontane di Bagolino, dove fino a qualche decennio fa e talvolta ancora oggi, si fa il bucato nell’acqua fredda.

Alcune sono pregevoli manufatti, come la fontana Desiderata, con il pinnacolo, solida nei suoi blocchi di pietra, che porta la data del 1898, o la fontana della Crocetta, restaurata sull’impianto in granito, è provvista di una tettoia di tegole rosse.

All’esterno della Casa di riposo sorge solitaria la fontana in granito con pinnacolo, che porta incisa la data del 1888.

La più preziosa è l’ottocentesca fontana ottagonale di piazza Consiglio, in marmo di Botticino, con un pilastro al centro da dove quattro cannelle lasciano sgorgare l’acqua.

In cima al pilastro una pigna, che nell’arte pagana simboleggiava l’eternità mentre l’arte cristiana la vede come il simbolo del corpo umano che racchiude l’anima.

Nella bella stagione la casa che fa da sfondo alla piazza esibisce un trionfo colorato di fiori di glicine, di gerani e di altri fiori posati sui davanzali.

Zangladello (Sänglädèl) è una conca tuttora identificabile poco più in basso della parrocchia di San Giorgio, tra Ösnà e Cavrìl. Ha forma di anfiteatro ed era il luogo delle assemblee popolari, dove si discutevano le questioni essenziali della comunità e si prendevano le decisioni. Nel 1610 esaurisce il suo compito: si chiude l’epoca delle pubbliche assemblee per le troppe e sanguinose risse, ma rimane il ricordo di quell’esperienza di difficile democrazia.

Antico cimitero

Cimitero antico

Nei primi anni dell’Ottocento anche Bagolino ottemperava al dettato dell’editto di Saint Cloud del 1804, che imponeva le sepolture al di fuori dell’abitato. Viene chiuso il sito tradizionale accanto alla parrocchia e alla chiesa di San Lorenzo e nasce così il cimitero sulla strada che risale la valle del Caffaro, verso la piana del Gaver. Abbandonato e poi restaurato alla fine del secolo scorso dall’associazione Habitar in sta terra, si offre ora al pubblico come un reperto artistico e una testimonianza del passato. All’interno è punteggiato da croci di ferro e altri manufatti, all’esterno da cappellette in uno stile finto gotico, per lo più in mattoni e pietra, che raccontano di famiglie antiche e influenti.

Tra gli scorci interessanti e curiosi del borgo, sopravvive l’Osteria della scala, con il suo ampio portale in pietra, che ricorda come nel passato le osterie, numerose nelle strade del paese, favorissero la vita sociale, le amicizie e inimicizie, qualche goccio di troppo nell’allegria o nella tristezza, la corsa delle notizie di bocca in bocca.

Un superstite dell’incendio del 1779 è l’arco gotico nel cuore di Ösnà, memoria di architetture medievali che ispiravano i costruttori di Bagolino, mai del tutto estranei alle mode e sempre aggiornati sulle tendenze dell’arte fuori dalla valle, oltre le montagne.

Via Portici

Dal Medioevo fino al secolo XIX è stata la strada principale di Bagolino, che conduceva all’interno dell’abitato salendo dal fondo valle. Sull’acciottolato, ben conservato tuttora, passavano le ruote dei carri, gli zoccoli dei cavalli e dei muli, le scarpe dei viandanti e dei mercanti.

Sulla via si affacciavano le principali botteghe, ben visibili ancora oggi con i banchi in pietra e le finestre, le pitture propiziatorie dei santi. Dopo la costruzione della strada voluta dagli austriaci nel 1823 per sollevare le tristi condizioni della valle e dei suoi abitanti, e ancora di più dopo l’avvento della motorizzazione, la via Portici è diventata una suggestiva passeggiata nel passato, capace di evocare il lento trascorrere della vita  e le fatiche dei secoli passati.

Un tratto di via Portici

Archivio storico

La Pergamena

Questa pergamena in data 19 luglio 1324 è la più vecchia conservata nell’archivio del Comune di Bagolino e probabilmente la più antica in assoluto oggi conosciuta. Testimonia che il nome di Bagolino è consolidato e indica chiaramente l’esistenza di una comunità importante e organizzata. 

In un documento di qualche anno successivo, conservato nell’archivio storico di Condino, relativo ad una controversia per il pagamento delle decime alla Pieve, Bagolino interviene con 150 capifuoco. Stimando che il capofuoco rappresentava tutta la famiglia (almeno 10 persone) è possibile ipotizzare che nel Trecento vivesse a Bagolino una comunità di circa 1500/1700 persone.

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PONTE CAFFARO

Ponte Caffaro, un abitato vivace, è nato come un prodigio della volontà. Si trova in una posizione strategica, per secoli al limite tra due mondi: al di là del fiume Caffaro stava l’impero asburgico, confinante prima con la Repubblica di Venezia, poi con il Regno d’Italia.

Immagine storica del posto di guardia sul confine (Ponte sul fiume Caffaro) tra Italia e Austria. Oltre alle garitte, si intravedono le guardie di frontiera.

Dal 1918 il ponte segna il confine regionale tra Lombardia e Trentino. Tale posizione non si è rivelata sempre un privilegio e anzi ha provocato danni nelle fasi inquiete della storia della valle: per le pretese dei conti di Lodrone in età medievale, per il passaggio di eserciti in ogni epoca storica. Qui si sono combattute tre guerre d’indipendenza ottocentesche e qui sono passate le truppe italiane in marcia verso Trento nel 1915.

Il ponte di ferro e in fondo, l’edificio della dogana nei primi anni del ‘900
La vecchia dogana oggi

Se Bagolino ha origini antiche e un passato ricco di esperienze, Ponte Caffaro è ben più giovane e il suo passato è più breve ma altrettanto glorioso. È nato infatti durante l’Ottocento e cresciuto nel Novecento come frazione di Bagolino, e questa condizione genera nei due abitati sentimenti misti: di fratellanza e di rivalità, di identità e di autonomia.  Gli uni, i bagossi, sono montanari, gli altri, i caffaresi, sono gente di pianura e di lago.

Ma è il prodigio della volontà che ha determinato il destino del borgo che, fino a un paio di secoli fa, era una palude tanto malsana quanto pericolosa a inabitabile. Era impossibile insediarsi vicino ai due fiumi, Caffaro e Chiese, dall’andamento a volte impetuoso e dilagante. Più e più volte tra il Medio evo e l’Età moderna il corso del Caffaro è stato deviato durante le contese di confine tra i contri di Lodrone e la comunità autonoma di Bagolino.

Facciata di una tipica casa antica
Immagini di Ponte Caffaro degli anni 50 del secolo scorso

La bonifica della palude, iniziata nel XIII secolo, è proseguita molto lentamente e ha potuto essere completata grazie all’abbassamento dell’alveo dell’emissario a Idro, un metodo estremamente impegnativo, durato dal 1830 al 1857, ma anche più sicuro di quello delle piantagioni di ontani che hanno dato nome al Pian d’Oneda.

Il terreno asciutto è stato poi diviso in lotti quadrati (i Quadri) più vicini alle rive del lago, e assegnato dapprima a 241 famiglie povere di Bagolino, rapidamente cresciute a oltre 300 e alle  migliaia del Ventesimo secolo.

Il lavoro nei campi degli anni ’50
La spiaggia a lago degli anni ’50

Il destino dell’area è cambiato, quella distesa di acquitrini tra il lago e le montagne è diventata un luogo ospitale, reso fertile dal dissodamento per opera dei contadini assegnatari, fondatori di un abitato abbastanza ospitale e vivace per attirare nuova popolazione, che ha generato un suo stile di vita, meno legato alla montagna di quello di Bagolino, ma non troppo urbanizzato, sempre percorso dai traffici commerciali e turistici.

La posizione strategica, che in passato ha fatto del borgo sul confine un terreno di scontri, oggi si fa valere in una chiave pacifica, visto che Ponte Caffaro è un paese di transito e insieme un paese stanziale, dotato di attività agricole, industriali e commerciali, che approfitta della vicinanza alle montagne e al lago per il turismo, la pesca, la piscicoltura.