
CARNEVALE
Il Carnevale di Bagolino è un evento della comunità, prima ancora che un’attrazione del turismo culturale.
Soltanto negli anni Settanta del Novecento è stato scoperto dagli studiosi del folklore, meravigliando per l’integrità e la complessità delle musiche e delle danze che vengono eseguite nelle vie del paese, con assoluta fedeltà a una tradizione esclusivamente orale, davanti alle case. In quelle case abitano i destinatari dell’omaggio offerto da un gruppo di suonatori e di ballerini in costume.

Il lunedì e il martedì di Carnevale, dalle prime ore del mattino le compagnie dei ballerini animano le strade, eseguendo i ventisei balli del repertorio, accompagnati da violini, basso a tre corde, chitarre e mandolino. Né il gruppo dei suonatori né quello dei ballerini costituiscono un’associazione veramente stabile e le danze non si eseguono mai fuori dal Carnevale.

I ballerini, tutti uomini, sono mascherati e indossano un caratteristico cappello rosso arricchito da un fiocco di sete multicolori. Ogni cappello è impreziosito da vari monili d’oro, cuciti sulla calotta e sulla tesa da abili mani di donne; sono il prestito di mogli o fidanzate, che saranno ringraziate con il ballo che ogni ballerino sceglie e che la compagnia eseguirà per lui.

Un’altra componente è presente nel Carnevale di Bagolino, è l’espressione del vecchio mondo agricolo e pastorale: le maschere. Libere e spontanee si muovono nelle strade, figure mascherate un po’ inquietanti, che indossano abiti tradizionali, interpretando un vecchio o una vecchia, senza una precisa regola da rispettare; ai piedi portano grossi zoccoli chiodati, gli sgàlber, che trascinano sul selciato con forte rumore, si avvicinano dispettosamente allo spettatore parlando in falsetto.

Non c’è complementarità fra i ballerini, i balarì, e le maschere, i màscher, non c’è un rapporto tra “belli” e “brutti”, che si ritrova in molti carnevali; sono due realtà che convivono e danno luogo a una festa che, elemento importantissimo, coinvolge tutti gli abitanti di Bagolino.

Nell’archivio storico del Comune, fin dal Cinquecento, molti documenti menzionano il Carnevale: compagnie nostre e dei paesi vicini, maschere, divieti, multe etc. È significativo che a metà del Settecento, il medico e scrittore Carlo Buccio, storico di Bagolino, consegnasse alla carta queste parole: «Ardirei dire, non esservi Paese che più esulti e goda de’ carnevaleschi tripudi». Dopo quasi tre secoli questo è ancora vero.
Il Carnevale di Ponte Caffaro
Ponte Caffaro, frazione di Bagolino, è un paese giovane che fino alla metà dell’ottocento era abitato da duecento persone. Nel 1863 il Comune fece una lottizzazione del Pian d’Oneda, antico nome della pianura di Ponte Caffaro, e donò questi lotti a 240 famiglie bisognose perchè li bonificassero e li coltivassero. I bagolinesi, che scesero a coltivare i campi, si trasferirono pian piano in zona e il paese continuò ad ampliarsi fino ad arrivare ai circa 1600 abitanti attuali. Nei primi decenni i nuovi caffaresi si recavano a Bagolino per fare il carnevale ma dopo la prima guerra mondiale si riuscì a formare una compagnia autonoma di ballerini e da allora si è sempre ballato anche a Ponte Caffaro.
L’antico rituale, i ricchi costumi, la coreografia dei balli, le mascherate, la partecipazione e il coinvolgimento di tutta la comunità sono uguali a quelli del capoluogo, mentre una differenza notevole è invece data dalla diversa struttura dei due centri.
A Bagolino, antico borgo di montagna il Carnevale si svolge nelle strade, piazze e stretti vicoli che caratterizzano il centro storico di impianto medievale mentre a Ponte Caffaro, paese di pianura, si svolge nelle strade del nucleo più popolato e nelle case sparse della campagna soleggiata che si affaccia sul Lago d’Idro.

Un altro elemento distintivo si può cogliere nelle sfumature esecutive delle musiche, diverse fra i due paesi, dovute alla trasmissione orale e quindi allo stile e interpretazione delle diverse famiglie o gruppi di suonatori.
Meritevole di menzione anche l’importante lavoro di ricerca svolto negli anni settanta e ottanta da un gruppo di appassionati protagonisti del Carnevale di Ponte Caffaro che attraverso interviste e incontri con vecchi suonatori locali ha consentito il recupero e la reintroduzione nel repertorio del Carnevale di entrambe le comunità di otto sonàte rituali e due monfrìne che non erano più eseguite.
