Ecomuseo Valle del Caffaro

Ottocento

Soppressione della Cisalpina e nascita del Regno Italico (1802 e segg.)
“La Cisalpina ha vita breve e, morendo, non lascia buona memoria di se. Vendette personali, perquisizioni, ruberie, nuovi tassi e calmieri incontrollati sono il bilancio del suo governo, aggravato dalla carestia, da grandinate devastatrici, dalla forzata consegna dei libri delle pubbliche amministrazioni” (U. Vaglia).
La Cisalpina è sostituita dal Regno Italico, nato il 7 marzo 1805, e i territori bresciani conoscono un periodo di relativa pace.
Durante il Regno Italico la provincia viene divisa in dipartimenti; Bagolino fa parte del distretto di Vestone compreso nel dipartimento del Mella. In questo periodo vengono istituite le* scuole elementari che contribuiscono ad una maggior diffusione dell’istruzione. A Bagolino, per volere del dr. Pietro Riccobelli viene fondato un ginnasio (1812) che ospiterà anche studenti forestieri.

I Tedeschi riprendono potere in Lombardia (1814 e segg.)
Quando Napoleone I è costretto ad abdicare la Lombardia passa sotto l’impero austro-ungarico. Bagolino viene presidiata dai tedeschi sino al 1815.
Sotto la dominazione austriaca vengono costituite le province divise in distretti ed in comuni. Le strade della valle che durante l’ultimo periodo della dominazione veneta erano rimaste pressoché abbandonate, vengono restaurate.
La strada che da Monte Suello porta a Bagolino viene assunta a totale carico dello Stato con decreto del Vicerè Ranieri. In occasione della venuta in Valle Sabbia dell’arciduca Ranieri viene posta, nel 1823, la prima pietra per la costruzione del ponte Prada di Bagolino.
Di questi anni è anche un originale progetto per l’ampliamento della mulattiera che da Bagolino porta al Maniva.

Guerra tra il Regno Sardo-Piemontese e l’impero Austriaco.
Bagolino partecipa agli eventi 1821 -1848 d.C. e segg.
Il territorio bresciano è percorso da una ventata di idee liberali e patriottiche.
I patrioti continuano a cospirare ed a fomentare la popolazione fino alla rivoluzione del 1848. Anche i valligiani si armano, pronti a difendere la patria.
Il 5 aprile si diramò l’ordine di “cancellare ogni stemma o segnale che alluda all’espulsa tirannide” e che “su tutte le torri abbia a sventolare la bandiera nazionale” (U. Vaglia).
Arrivati i Sardo-Piemontesi in Provincia, sul Caffaro si deve proteggere, alle spalle l’esercito impegnato sul Mincio.
Al comando del colonnello piemontese Allemandi partono numerosi valsabbini che il 9 aprile varcano il confine trentino; occupano Condino e arrivano a Stenico. Qui le truppe ricevono l’ordine di retrocedere ed i soldati, come continua il Vaglia: “stanchi e logori, stremati dalla fame, privi d’ogni materiale bellico, consci d’essere usati in movimenti d’azione senza ordine e senza un piano minimamente studiato”, vanno all’attacco ma vengono costretti, dagli austriaci, a piegare sino a Ponte Caffaro dove un battaglione, al comando del Beretta, occupa Prada e Bagolino.
Il 22 maggio durante l’avanzata dei tedeschi che vogliono conquistare la Rocca d’Anfo, passando attaverso Montesuello, si distingue Giacomo Lombardi detto Ciometto (da Riccomassimo) che da solo, lungo il sentiero di Castegnuda, tiene a bada 600 tedeschi sino all’arrivo del Crotti, mandato in suo soccorso lungo la strada detta “del paradiso”, e dei rinforzi organizzati a Bagolino da don Angelo Gatta. Il nemico viene respinto ed il giorno dopo i nostri occupano Storo.
Dopo questa vittoria giunge notizia dell’armistizio ed il Beretta evacua Bagolino; la provincia ritorna austriaca.
Nel Marzo 1849 alla ripresa delle ostilità fra Piemonte ed Austria, Brescia si ribella. Per dieci interi giorni la “Leonessa d’Italia” tiene testa agli austriaci. Alcuni bagolinesi partecipano a queste epiche giornate.

La riscossa del 1859
A pochi anni dall’armistizio di Salasco dell’agosto 1848 Bagolino, alla ripresa delle ostilità (1859), si trova ad essere sulla linea di demarcazione dei due eserciti. La 1inea” passa dal paese, continua per Idro e Lavenone e, attraverso la cresta che separa la Valle Degana dalla valle di Toscolano finisce a Maderno.
I valligiani, provati dalla triste esperienza del 1848 e dalle dure condizioni economiche, accolgono la ripresa delle ostilità con entusiasmo e responsabilità; si sperano, sotto le patrie bandiere, tempi migliori.
I “Cacciatori delle Alpi” al comando del generale Cialdini combattono per conquistare la Rocca d’Anfo ed il presidio dei confini tirolesi.
Una colonna della divisione Cialdini dopo aver espugnato alla baionetta il Maniva discende alle spalle della Rocca dove, unendosi alle altre truppe che arrivano per la strada di Anfo, occupa parte della fortezza.
Il 29 giugno 1859 gli italiani con gli alleati francesi vincono a S. Martino e Solferino; terminano le operazioni militari.
Gli austriaci, alla presenza delle guardie nazionali di Bagolino, Anfo, Idro, Vestone, Lavenone e Nozza consegnano la Rocca d’Anfo (29-1-1860).

La Campagna garibaldina del 1866
Dopo la costituzione del Regno d’Italia del 1861 si vuole liberare il Veneto dal dominio asburgico. I valligiani superato lo scoraggiamento, il ricordo delle battaglie e i disagi economici, finiscono con ben accogliere i combattenti garibaldini.
Nella zona del Caffaro le operazioni militari iniziano il 25 giugno e si protraggono sino al 4 luglio, giorno della battaglia di Montesuello.
1 luglio: tremila soldati tedeschi, approfittando di un momentaneo spostamento dei garibaldini sul Garda, accorsi in aiuto del generale Manara, per difendere Brescia, avevano occupato Bagolino e Montesuello.
Garibaldi, avvertito, ritorna con le truppe in alta Valle ed il 3 luglio tiene consiglio di guerra alla Rocca d’Anfo. A Bagolino intanto il maestro Stefano Pelizzari prepara la difesa del borgo riuscendo a cacciare il nemico dal paese.
Il pomeriggio del 4 luglio si inizia la battaglia: Garibaldi resta ferito insieme ad altri 266 combattenti, morti 44, dispersi 22.
I bagolinesi non mancano di dare aiuti ai feriti; tra questi il regolare invio giornaliero ad Anfo di una abbondante quantità di ghiaccio del quale erano coperte le montagne di Bagolino.
Garibaldi il 21 luglio arriva vincitore fino a Bezzecca, dove riceve l’ordine di ritirarsi. Sconfortato per i tanti inutili combattimenti: “Chinò la testa e col laconico telegramma: “Obbedisco” accettò la decisione sovrana (Vaglia). Del 9 agosto è l’armistizio tra il Governo Italiano e quello Austriaco.
A ricordo della guerra viene eretto nel 1876, per iniziativa del Magg. Guarneri, anche lui combattente, il monumento-ossario di Montesuello alla memoria dei caduti che erano stati posti nella chiesetta di S. Giacomo.

Guerra d’Africa (1893 e segg.)
Non sono ancora spenti gli echi delle battaglie del Caffaro che i valligiani devono partire per la guerra “d’Africa” combattuta tra Italia e Abissinia.
I nostri vengono reclutati per lo più nel Corpo degli Alpini, istituito con legge 12 ottobre 1872,
che riuniva 15 compagnie reclutate in zone montagnose con il compito di guardia ai valichi e, assegnati al quinto reggimento, come battaglioni Vestone, Edolo, Tirano, Morbegno.
Nella guerra libica (1911-12) si distingue il battaglione Edolo comandato da G. Treboldi di Anfo. Tra i combattenti: Domenico Bertoli di Belprato, Agostino Amolino di Sabbio Chiese, Giovanni Mora di Bagolino, Cesare Rossiní di Vestone, Elia Vaglia di Anfo, Giovanni Albertini di Vestone, Luigi Bettini di Nozza.